venerdì 27 novembre 2015

Vagine.

Oggi, ho raccontato a mia madre della mia verginità perduta. 

Ha pianto, ragazzi. Ha pianto!

Ora, è islamica e ha cinquantatré anni e una mentalità chiusa su certe cose ma, cielo, ha pianto.

Non ci credo nemmeno io. 


Tra una mezza verità e un'altra, però, ora lo sa. E questo mi fa riflettere su una cosa: macchissenefrega, mamma?!
Cioè, è il mio imene, è la mia vagina, è il mio cristo di clitoride. Cosa te ne importa di come li gestisco? Cosa importa al mondo intero di cosa decido di farci? 
Ho ventun'anni e sono nel pieno della gioventù, non starò di certo a farla morire di fame, oh.
Sono libera di cederla per hobby o solo alle persone alte o che ne so, solo alle persone abbronzate o solo ai nani. 
E' mia. M. I. A.
E questo non fa di me una poco di buono. Non fa di me una "troia" né una "zoccola" o qualsiasi altro epiteto poco carino. 
A sedici anni e mezzo, ho deciso che non volevo tenerla al lucchetto fino al matrimonio e l'ho data via. Dov'è il problema? Non mi son spuntate le ali e sicuramente non finirò in un fantomatico inferno per fornicazione.

Ogni donna è libera di fare ciò che vuole con la sua vagina. Darla, non darla. Cederla a chiunque o solo a pochi prescelti. Può andare a letto al primo appuntamento come al quindicesimo e può perfino decidere di farlo nei bagni del McDonalds, esperienza fantastica a mio parere.

Ognuno è libero di fare quello che vuole con il proprio corpo e con la propria vita.

C'è chi colleziona francobolli e chi colleziona scopate. Fine del discorso.

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