domenica 27 settembre 2015

"Devo dirvi delle cose".

Il bar di fronte sta facendo un baccano allucinante e non mi fa andare a letto. 

Ieri, la tabaccaia mi ha chiesto un documento d'identità. L'ho amata per quel "sembri una sedicenne!".

Sto ascoltando violin dubstep a volume sciogli-cervello per coprire il frastuono del bar. Maledetti.

Penso che gli alberi debbano essere chiamati per nome proprio, come gli umani. E gatti e cani.

O che tutte le persone, i gatti ed i cani vengano chiamati "umani", "gatti" e "cani".

Non scordiamo i conigli.

In tutto questo, vorrei fumare la mia sigaretta.

E bere il mio latte caldo al miele, guardando fuori dalla finestra e fantasticando sulla vita, l'esistenza e altre amenità del genere. Ripeto: stupido bar. Proprio davanti a casa mia dovevi aprire.

Ma se le mele si chiamassero sedie? Ho proprio voglia di mangiare una sedia! Passami la mela che mi siedo!

Non so, l'ho immaginato doppiato da signori buffi perciò mi è parso buffo.

Che buffa la parola buffo. 

Che buffo ripetere le parole. 

Se il bar non chiude entro la fine del mix, farò guerra tirando pomodori dalla finestra.

"I pomodori sono rossi ma questo è giallo perché è verde". (Frase marocchiina divertentissima che in italiano perde il gioco di parole.)

Sto davvero sguazzando nel delirio.

Voglio mettermi alla finestra, che palle.

Le frasi che iniziano con "devo dirti una cosa" mi mettono un'ansia incredibile.

La gente mi mette un'ansia incredibile.

Tutto mi mette un'ansia- avete capito, insomma.

La fiera delle frasi a caso finisce qui.

Ma ricordatevi: una sedia al giorno toglie il medico di torno! 

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